Hatidze, ultima guardiana delle api selvatiche, vive con l’anziana madre in uno sperduto villaggio della Macedonia del Nord, in armonia con la natura, cantando alle api e seguendo una semplice regola d’oro: prendi solo metà del miele e lasciane sempre metà per loro. Ma un giorno una famiglia nomade con cento mucche e sette bocche da sfamare irrompe nella sua vita e scombussola questo delicato equilibrio.
La storia di HONEYLAND inizia prima ancora che gli umani vivessero nella regione, ma la nostra storia inizia con le ultime due abitanti rimaste: Hatidze e sua madre Nazife. Proprio come un’ape operaia passa l’intera vita a prendersi cura dell’ape regina che non lascia mai l’arnia, Hatidze ha dedicato la sua vita a prendersi cura della madre cieca e paralizzata, incapace di lasciare il loro diroccato rifugio. Il film è ambientato in un paesaggio ultraterreno, non riconducibile ad un determinato tempo e area geografica, irraggiungibile da strade normali e tuttavia solo 20 km distante dalla più vicina città moderna.
Le famiglie usano un vecchio dialetto turco, così il film è guidato da una narrazione visiva piuttosto che dai dialoghi; capiamo i personaggi attraverso il loro linguaggio del corpo, le loro relazioni ed emozioni. Questa comunicazione visiva e viscerale attira un pubblico vicino ai protagonisti e, molto importante, vicino alla natura. Generando la sensazione che come umani non siamo che una specie tra molte, egualmente colpite dalle circostanze intorno a noi.