STORIE DI MERCATO

Torino e Lione, ai piedi delle Alpi e cuore d’Europa, sono il teatro di un viaggio alla scoperta della secolare tradizione europea, trascinati dai sapori dei mercati di Porta Palazzo e della Croix Rousse. Il cibo è il sangue delle nostre città e delle nostre vite, che dalla campagne, ogni giorno, arriva nelle piazze e poi nelle nostre case. Ogni contadino è portatore di questa tradizione, la reinventa per adeguarla ai suoi tempi; ma anche noi consumatori ne siamo gli artefici, con le nostre abitudini, con le nostre ricette, con le nostre richieste. Il mercato è il luogo dove questi percorsi si intrecciano e creano un tessuto sociale autentico, vero termometro di una città, un luogo dove la vita pulsa spontanea. “Storie di Mercato” racconta alcune di queste vicende, storie di famiglie che da secoli si tramandano modi e tempi di un mestiere, di contadini che si inventano oggi nuovi modi per essere competitivi, di nuove coltivazioni che assecondano le esigenze di clienti arrivati da lontano. La tradizione che non cambia è una tradizione che muore: il film racconta questi cambiamenti per aiutarci a trovare la nostra radice comune.

Italia 2014 / 67 min
Una produzione Stefilm – Elena Filippini, Stefano Tealdi, Edoardo Fracchia
con il sostegno del MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA’ CULTURALI

Regia di Stefano Tealdi

world sales: Stefilm International s.r.lV

FOOD MARKETS: Profumi e sapori a km zero

LA SERIE

Ognuno di noi quando visita una città si sente attratto dai mercati. Barcellona ogni giorno ha più persone che entrano al mercato della Boqueria di quante se ne possano contare sommando le presenze giornaliere in tutti i musei di arte moderna della città. I mercati ci attirano per i colori, la vivacità, gli odori, le persone, i suoni e i sapori. La straordinaria diversità di persone e prodotti che troviamo in un mercato ci dà l’idea della ricchezza del luogo e sazia tutti i nostri sensi. Il contatto con il cibo elettrizza le nostro papille gustative. Al mercato scopriamo cosa è di stagione e che cosa il territorio ci può offrire. Budapest, Vienna, Torino, Lione e Barcellona hanno nel loro cuore un mercato speciale e con “Food Markets” entriamo nei segreti di ciascuno di essi.

BARCELLONA – LA BOQUERIA
Barcellona è una città incantevole ricca di opere lasciate da grandissimi artisti come Miro, Gaudi e Picasso. Ma alla sua corona si aggiunge un altro gioiello, la Boqueria, il mercato alimentare tra i più conosciuti al mondo. Dal punto di vista degli amanti del cibo questa è la più importante attrazione cittadina.
Lasciatevi trasportare in un viaggio attraverso i sensi in compagnia dei nostri protagonisti alla scoperta dei segreti gastronomici. In un paese dove la Tortilla è regina, incontreremo un allevatore che ha più di 125.000 galline, un pasticciere che ogni mattina vende i più sfiziosi dolci della regione e uno chef che prepara i migliori gamberi di tutta Europa !

TORINO – PORTA PALAZZO
Al più grande mercato alimentare all’aperto d’Europa c’è un mondo da scoprire. Porta Palazzo con i suoi 1000 banchi è una roccaforte di colori e persone. Il nostro viaggio ci porta a scoprire le migliori ciliegie che diventano gelato sublime e ci divertirà con le sculettanti oche con le loro grandi uova.
Ci soffermiamo poi sui tipici carciofi invernali, sulla ricotta artigianale e incontriamo uno chef che elabora i suoi piatti solo con prodotti di stagione.
Se inizi a leccare lo schermo non ti agitare…

LIONE – LA CROIX ROUSSE
Un paradiso naturale di sapori e specialità locali, la Croix Rousse è la gemma dei mercati di Lione. Circondata dalle vigne Cote du Rhone, dai pascoli di montagna e dai frutteti delle colline dell’Ardeche, Lione ha garantita l’abbondanza e la qualità del cibo. La gastronomia è un vero business ed ogni mercato in città ha la sua particolarità. La Croix Rousse è rinomata per la ricchezza dei prodotti locali e per il settimanale mercato bioogico. Dagli allevamenti di capre che danno il miglior formaggio della regione ai panettieri che producono solo pane biologico. Questo episodio ha bisogno di un avvertimento: siate pronti a sostenere l’appetito che il chilometro di lunghezza del mercato saprà farvi nascere.

BUDAPEST – KÖZPONTI VÁSÁRCSARNOK
Il più grande mercato al coperto di Budapest è anche il più “elegante” d’Europa. Diviso su tre livelli, l’imponente costruzione che contiene il mercato è unanimemente riconosciuta come una meraviglia. Passeggiando per i banchi si rischia di essere storditi dalla ricchezza dei prodotti in mostra. Se cerchi il pesce più fresco (lo si trova anche vivo!), il fegato d’oca più appetitoso o la paprika più dolce, qui sei nel posto giusto. Ma non dimenticare l’oscuro seminterrato dove si nascondono i migliori crauti di tutta l’Ungheria.

VIENNA – NASCHMARKT
Adagiato come un’isola nel cuore di Vienna, si trova il mercato alimentare, un piccolo mondo di prelibatezze. Qui la folla si confonde tra le verdissime rape appena raccolte e i migliori aceti del mondo. Compratori e curiosi riempiono gli 800 metri di passaggi stretti conquistati dal profumo delle spezie, dagli odori delle salsicce e dalla diversità delle verdure e frutti esposti. Si possono degustare i migliori vini bianchi dell’Austria e le specialità gastronomiche offerte dai numerosi ristoranti confermando Il Naschmarkt di Vienna come uno dei luoghi più trendy di Vienna.

Italia / Ungheria / Spagna / Austria / 2013 / 5 x 52′ 5 x 43′
Una produzione Stefilm, Laokoon Films, Media 3.14, Golden Girls
in coproduzione con ZDF
in collaborazione con ARTE, MTVA, TV3 Catalunya, RAI5, RSI

world sales: ARTE FRANCE
Distribuzione in Italia: Stefilm International s.r.l

CASTELLI D’EUROPA

L’Europa, più che ogni altro continente, vanta un numero incredibile di castelli incastonati come perle in paesaggi incantevoli. Questi ‘giganti’ di pietra, annidati tra le colline verdi, eretti sulle rive di grandiosi fiumi, o nascosti nei centri delle nostre città antiche, fanno parte integrante della nostra cultura, testimoni di storie e di diverse identità. Re e Principi costruirono i loro palazzi e residenze estive in alcuni dei luoghi più belli d’Europa. Seguendo le loro orme veniamo a conoscere i castelli, chateaux e palazzi tra i più rinomati della Francia, della Germania del Sud, del Piemonte, del Sud-est dell’Inghilterra e della costa Portoghese.

In 5 episodi vengono alla ribalta i castelli della Loira – Chenonceau, il castello che sembra costruito nell’acqua, Chateaux Chambord e lo Samaur Chateaux: i castelli del Baden-Württemberg – l’Hohenzollernz Castle ed il palazzo residenziale di Ludwigsburg; i castelli inglesi – Windsor Castle, Blenheim Palace e Waddesdon Manor; i castelli attorno a Lisbona – Palazzo del Marchese de Fronteira, il Palazzo della Tristezza alle bocche del fiume Tejo, il Palazzo Queluz in pieno stile Rococò ed il sistema dei castelli dei Savoia a Torino con Palazzo Reale, la Palazzina di Caccia a Stupinigi, il Castello del Valentino e la Venaria Reale.

Riprese aeree ci portano a voler scoprire quali segreti si celino dietro ed attorno queste imponenti mura. Ecco che allora vengono alla luce collezioni d’arte, tradizioni antiche che ancor oggi sopravvivono.

Germania / Italia / Portogallo / 2013 / 5 x 52′
Una produzione Interscience Film, Stefilm, C.R.I.M Productions
in coproduzione con ZDF / ARTE / SERVUS TV
in collaborazione con RSI

Regia di Jeremy JP Fekete, Gero von Boehm and Julia Zantl

world sales: ARTE FRANCE
Distribuzione in Italia: Stefilm International s.r.l

IL MONDO DI MAD

Maddalena Sisto ha racchiuso nei suoi schizzi per Armani, Fiorucci, o Ferré 30 anni di moda italiana. I suoi disegni rispecchiano con acuta ironia le influenze che la moda ha avuto sulle donne e come sia stata a sua volta reinterpretata. Famosi stilisti raccontano la sua storia.

Gianfranco Ferrè così commenta l’opera di Maddalena Sisto: “Mad aveva bisogno di pochi segni, veloci, leggeri, un po’ nervosi. I suoi disegni racchiudevano tutto: ironia, eleganza, talento… non c’era solo lo stile dell’abito, ma il carattere del personaggio che rappresentava, i suoi capricci, la sua anima”.

Maddalena Sisto deve questo riconoscimento alla sua attività di giornalista di moda quando, arrivata dalla provincia e dopo centinaia di articoli scritti, Vogue le permette di ‘disegnare’ i suoi articoli. La sua capacità d’essere un’acuta cronista della società e del suo tempo, è il risultato di una lenta ed ardua battaglia per arrivare ad essere “Mad” l’artista.

Il FILM
Maddalena cresce nella realtà della provincia italiana degli anni Sessanta, sognando di diventare una grande artista. La città da cui proviene è terribilmente opprimente ed i suoi primi disegni rappresentano donne schiacciate dalla consuetudine, depresse o immerse nel torpore. Si trasferisce a Milano per entrare a far parte del mondo che sognava da bambina, quello fantastico della moda e di Vogue. Ottiene solo un lavoro da giornalista, mentre ciò che desidera realmente è esprimere il suo modo di vedere attraverso i disegni. Comunque Mad diventa collaboratrice abituale di prestigiose riviste di moda come Vogue, Elle, The New Yorker. Piano piano convince i sui datori di lavoro a pubblicare i suoi disegni.

Mad ha uno stile creativo completamente originale, con cui cattura e ritrae non soltanto la moda e la società italiana, ma anche i desideri, le paure e le fantasie della donna contemporanea. Ed è allora che la sua grande capacità di analizzare la realtà unita all’immaginazione e ad una spiccata fantasia l’hanno fatta amare in particolare da stitlisti quali Armani, Ferrè, Missoni e Fiorucci.

Le Signorine di Moda raccontano questa continua battaglia di Mad per affermarsi come artista e quella che seguirà quando i suoi disegni diventano popolari su Sette – l’inserto del Corrieire della Sera – e quando poi Mad viene invitata da Bulgari, Mont Blanc, Bardelli ed altri grandi firme a rappresentarli.

I suoi soggetti sono sempre donne: le donne scialbe e tristi della sua infanzia, le ‘signorine’ libere, sensuali e affascinanti del mondo della moda, le donne lievemente nevrotiche degli anni Ottanta e Novanta

Con i 12.000 disegni da lei lasciati, l’esaustivo materiale d’archivio ritrovato e l’uso di animazioni appositamente realizzate, il film ci porta nel mondo di Mad. Un mondo ed uno stile creativo completamente originale, con cui ha catturato e ritratto non soltanto la moda e la società italiana, ma anche i desideri, le paure e le fantasie della donna contemporanea.

Italia / Svizzera / 2012 / 52′ / HD
Regia: Anna Di Francisca e Zoltan Horvat
Produzione Stefilm /Nadasdy Film
In collaborazione con Mosaique Film
Con il sostegno di AVRO, SVS, YLE, TSR
Con il supporto di MEDIA Programme, Piemonte Doc Film Fund

CHAR

La storia di Rubel è una storia di confine, di confine tra due stati – l’India e il Bangladesh – e tra due elementi – la terra e l’acqua – tra paesaggi che continuamente cambiano, fiumi da attraversare e guardie di confine da evitare.

Ma Rubel vuole andare sulla terraferma per avere un futuro, andare a scuola e costruire la sua vita su basi più solide.

Un documentario sull’India contemporanea, tra paesaggi magnifici, con la natura che per una volta la fa da padrona e diventa un personaggio essa stessa.

CHAR è la terra di nessuno che si trova in mezzo ad un fiume, tra due paesi. Le sue acque riflettono la luce come l’argento, il paesaggio toglie il fiato. Ma la bellezza non dice molto ai 20.000 abitanti che si sono insediati qui. Insediati si fa per dire perché non ci sono strade, non c’è l’elettricità, né scuole o ospedali. Solo il vento caldo che porta la sabbia fino al cielo. Durante le piogge, tutta la zona è alluvionata. L’unica presenza, un campo militare che aggredisce la notte con i suoi potenti fari e con i suoni delle sue armi che sparano. Non ci sono animali selvatici, ma solo insetti e serpenti.

Perché la gente vive lì? Chi sono gli abitanti di CHAR? Sono coloro ai quali il fiume ha portato via la casa, la terra e la cittadinanza, anni fa.

Rubel era piccolo ma si ricorda ancora il giorno il cui il potente fiume ha portato via la loro casa e tutto quanto intorno, per chilometri.

L’India ha costruito una grande diga sul fiume per impedire che l’acqua preziosa finisse nel Bangladesh. Poi il fiume Gange ha cominciato a portarsi via la terra lasciando migliaia di persone senza casa, senza terra e senza lavoro. Hanno dovuto muoversi e viaggiare da una miseria all’altra, vendendo pesce o cercando fortuna nelle lontane città oppure, come ha fatto la famiglia di Rubel, cercando rifugio sull’isola promessa.

CHAR è un dono della natura… dopo anni il fiume ha restituito la terra che aveva tolto. La sabbia divorata è stata ri-depositata in mezzo al fiume sotto forma di un’isola chiamata CHAR. Ovviamente appartiene a quelli che hanno perso le loro case, ma il governo non la pensa così. Ha spostato le sue baracche militari di confino sull’isola impedendo alla gente di reclamare i suoi diritti alla terra.

Rubel ha dovuto vivere sulla strada con sua sorella presa dalla polio ed il fratellino che succhiava dal seno vuoto della mamma affamata. Il papà non poteva fare altro che correre invano per cercare aiuto da un politico all’altro.

Hanno protestato, ma la più grande democrazia di questa terra ha risposto con le armi!

Rubel non ha sentito gli spari allora ma li sente oggi su CHAR. La sua famiglia non ha avuto scelta e si è insediata sulla terra di nessuno. Recintati dal fiume gli abitanti di Char hanno tirato fuori le vecchie mappe dei loro perduti villaggi ed hanno diviso la terra tra loro. Le stelle della notte li hanno guidati. Hanno costruito capanne togliendo le erbacce che erano già cresciute, ma hanno perso la loro cittadinanza.

Ecco dove vive Rubel ora. Si potrebbe chiamarlo contrabbandiere, un criminale di confine….l’unica soluzione che la vita glia ha potuto offrire. E ogni volta che la sua casa di paglia viene spazzata via dal vento…..la ricostruisce.

In questo momento Rubel sta attraversando il confine tra l’adolescenza e l’età adulta. Voglio accompagnarlo in queste notti e in questi giorni su CHAR…e voglio conoscere i suoi sogni!

Rubel mi mostra una crepa nella terra di CHAR e mi dice che anche questa isola scomparirà un giorno. Dove andrà Rubel? Rubel dice che la gente deve muoversi così come si muove il fiume.

India / Italia / Danimarca / 2012 / 97′ or 52′
Regia: Surav Sarangi
Produzione: Son et Lumiere, Stefilm, Final-Cut for Real
in collaborazione con RAI RADIOTELEVISIONE ITALIANA RAITRE
e con NHK

Festivals & Awards
Golden Kapok (Best Direction), GZDOC, Guangzhou, China 2012
Best Film (International), CHOPSHOTS, Jakarta, Indonesia 2012
Special Mention, DIFF, Dubai, U.A.E. 2012
Official selections
IFFI, India 2012
BIFF, Busan, South Korea 2012
Berilale, Forum, Germany 2013

TERRA MATTA

Terra Matta si ispira all’omonimo libro di memorie, pubblicato da Einaudi nel 2007 e scritto in un italiano inventato da Vincenzo Rabito, un ex bracciante siciliano, semianalfabeta ma di grande capacità narrativa. Rabito, nato nel 1899 a Chiaramonte Gulfi, in provincia di Ragusa, ha attraversato il secolo scorso, con le sue guerre, le sue ideologie, le vittorie e le sconfitte, le trasformazioni economiche e sociali, sempre in lotta per la sopravvivenza. In particolare le pagine sulla prima guerra mondiale sono state giudicate straordinarie per la capacità di descrivere la condizione materiale, la socialità e i pensieri di quei tanti ragazzi in trincea circondati dalla morte. Rabito ha poi condiviso il sogno della colonizzazione in Africa, è andato a lavorare in Germania negli anni più cupi, sotto le bombe, è stato testimone dello sbarco degli americani e, infine, nel dopoguerra, nell’Italia trasformata e modernizzata, ha raggiunto un relativo benessere. Attraverso i suoi figli è stato coinvolto nei fermenti giovanili degli anni Settanta.

La sua è la storia di un’irriducibile individualità ma, allo stesso tempo, è la storia di tanti “ultimi” che raramente hanno preso la parola. Si racconta con grande franchezza, anche rispetto a comportamenti meno ispirati da idealità. Ha pensato e agito come tanti altri italiani, che però, normalmente, non lasciano traccia di sé. La lettura delle sue pagine ci aiuta a capire aspetti di mentalità degli italiani (ma forse non solo degli italiani) al di là di facili stereotipi e luoghi comuni. Rabito scrive della sua sfortuna e della sua disgraziata vita, ma sicuramente non è un vinto. Non ha niente a che fare con i personaggi verghiani dei Malavoglia, schiacciati dal loro destino. E’ curioso delle città e del mondo, pronto a cercar fortuna oltre i confini nazionali. Riesce a “divertirsi” anche nei contesti più improbabili (come sotto le bombe, in Germania, durante la guerra). Come lui, una buona parte dell’umanità ne è stata capace. Ha raccontato la tragedia, la fatica, la fame, le malattie ma anche un’ insopprimibile vitalità motivata dal piacere di vivere.

Vincenzo Rabito non ha alcun preciso riferimento rispetto a un astratto “dover essere”. Non è, però, un amorale (anche se per Banfield avrebbe potuto essere un campione di “familismo amorale”). Sfamare la famiglia, e cioè esaudire un bisogno indiscutibilmente prioritario, è stato l’imperativo morale interiorizzato da bambino. Evitare che la madre fosse costretta a prostituirsi per dar da mangiare a se stessa e ai numerosi figli piccolissimi non era, d’altra parte, un modo di dire, se si pensa al degrado morale della popolazione meridionale più povera, così come è descritta da tanta letteratura e tanta storiografia su quel periodo. Sapersi “arrangiare”, pratica appresa da soldato, diventa una preziosa competenza per non soccombere: l’arte è venir meno alle regole “con giudizio” come anche conquistarsi la benevolenza e l’amicizia di chi ha il potere.

Rabito ha simpatizzato con i comunisti nel biennio rosso, è stato fascista durante il ventennio e nel dopoguerra socialdemocratico; per amore dei figli, contemporaneamente, si trovò a fare campagna elettorale per la DC e il MSI. L’esplicitazione della “fede politica” e, in qualche modo, la coerenza dei comportamenti con essa è un lusso che egli pensa di non potersi permettere. Le donne sono trappole, risorse, scoperta, divertimento, vergogna, fortuna e sfortuna. L’istruzione è assunta come il valore più alto: è “la scuola”, non dunque una generica “fortuna” o il denaro accumulato, l’unica certezza su cui Rabito ritiene possibile fondare l’aspirazione alla mobilità sociale dei figli e della famiglia nel suo complesso. Risolto il problema della fame, l’istruzione dei figli è dunque il “progetto morale”, condiviso da tanta parte delle famiglie italiane del dopoguerra (con particolare enfasi in quelle meridionali), che orienta tutte le sue scelte. La laurea in ingegneria del figlio maggiore è il goal della sua vita.

Italia / 2012 / 74′ / HD
Regia: Costanza Quatriglio
Produzione: Cliomedia Officina in coproduzione con Cinecittà Luce e in associazione con Stefilm
In collaborazione con Regione Sicilia

COME FOSSILI CRISTALLIZZATI NEL TEMPO

Un documentario senza interviste o voci umane può sembrare un paradosso. Ma d’altronde i protagonisti di questo film sono muti. Enormi scatoloni vuoti, silenziosi ma assordanti nel continuo rimbalzo degli echi di voci, rumori e suoni che li hanno abitati.

Abbiamo dapprima cercato di raccontare le storie di coloro che hanno vissuto e sopratutto lavorato nelle vecchie fabbriche, selezionando e incollando decine di interviste, quasi a comporre un coro-colonna sonora che narrava storie di lavoro, esperienze umane del passato e del presente che si erano svolte in quei grandi e freddi contenitori. Ma, appunto, quelli che dovevano essere i protagonisti del film, gli edifici, diventavano così la scena, l’involucro delle storie degli operai e operaie che li avevano vissuti come casa o più spesso prigione.

Abbiamo quindi cambiato strada, tentando di trovare un modo meno ‘razionale’ per raccontare il vissuto delle fabbriche stesse, attraverso un coinvolgimento emotivo dello spettatore, cercando di rendere le sensazioni che si provano camminando in un lanificio abbandonato conoscendone il vissuto umano.

Il senso di abbandono, di vuoto, di vestigia monumentale, di freddo, di sterilità, di assenza di vita; la sensazione di percorrere un luogo che per qualcuno è stato molto importante, cercando di coglierne una traccia; l’osservazione dei segni che indicano una trasformazione di quegli spazi, una nuova funzione, magari marginale e nascosta ma solo apparentemente inutile.

Il colore livido, la ricostruzione quasi cubista delle fabbriche cercando di renderne la dimensione mentale e surreale, da castello incantato e lugubre a un tempo, in un gioco di scatole-immagini che contengono parti di scatole-edifici; il rumore dei telai, vera voce dei giganti di cemento quando erano ancora vivi, che ritorna come un refrain in mezzo a musiche fatte spesso di rumori, di acqua che sgocciola all’interno e scorre all’esterno, di cinguettii che indicano un riappropriarsi da parte della natura di tutto quello spazio vuoto. Le immagini della città, di coloro che la abitano, delle nuove fabbriche e di quelli che ci lavorano in mezzo allo stesso rumore che rimane nelle orecchie e nel cervello anche all’interno di una fabbrica ormai rudere.

La musica è la vera voce fuori campo che accompagna lo spettatore, commento costante e irrazionale al viaggio, insieme ad alcune brevi frasi scritte che diventano sintetici suggerimenti, quasi titoli di capitoli non approfonditi in modo didascalico ma esclusivamente sul piano emotivo.

E poi due brevi scorci di realtà viva, con le persone al supermercato che per un attimo, in modo fuggevole e ‘televisivamente’ sbrigativo, tentano di dare un senso ai fossili del passato.

Italia / 2001 / 16mm / 42 min.
Regia: Luca Pastore
Produzione: Stefilm/Legovideo/Videoastolfosullaluna
Coproduzione: Rai Sat in collaborazione con Regione Piemonte

VIAGGIO INTORNO ALLA MIA CASA

Al centro di una città dormitorio dei sobborghi di Roma, il regista ritrova l’atmosfera di un villaggio del sud Italia. Il quartiere Appio Latino assomiglia a prima vista ad una qualsiasi periferia cittadina: immensi palazzi, appartamenti che vengono abbandonati di fretta alla mattina quando si va a lavoro per tornarci soltanto per dormire.

Per Gianfranco Pannone, cresciuto non lontano dalla costa napoletana, durante i primi tempi a Roma l’anonimato era piuttosto difficile da sopportare. Poi però conosce Mariano, il portiere dell’immobile. Che a sua volta gli fa conoscere Luigi, un pensionato con una grande gioia di vivere. E grazie a loro comincia un viaggio intorno alla sua casa e scopre la storia del suo quartiere…

Italia / Germania / 2001 DV & Super 8 31 min.
Regia: Gianfranco Pannone
Produzione: Stefilm / MA.JA.DE per ZDF ARTE

OPERAIE DEL MONDO

Un film inchiesta sulle condizioni di vita e di lavoro delle operaie delle fabbriche Levi’s in Belgio, Francia, Turchia e Indonesia. Ritratti di donne che lavorano alla fabbricazione di uno stesso capo di abbigliamento per la stessa multinazionale, in paesi e continenti diversi, uniti da uno stesso filo, un filo di cotone come quello di un paio di jeans che troviamo nelle nostre vetrine.

Trascorrendo alcuni mesi con Rosa e Marie-Thérèse vivremo con loro le azioni sindacali, le speranze e la volontà di salvare i posti di lavoro fino al giorno della chiusura di ogni stabilimento. L’incontro con le operaie degli altri paesi Mutiri in Indonesia e Nevin in Turchia ci condurrà verso condizioni di lavoro sempre più difficili in quelle fabbriche distribuite, per ragioni di migliore produttività, un po’ ovunque nel mondo. Come vivono queste donne? Cosa hanno in comune oltre a questo legame artificiale? Quanto sono consapevoli di essere pedine della “globalizzazione” dell’economia?

2000 / 53 min.
Regia: Marie-France Collard
Produzione:Latitudes / RTBF / Arte Belgique / Movimento production CRRAV Nord / Stefilm Pas-de-Calais / WIP (Wallonie Image Production) Coproduzione: La Cinquième / TELE+ / Canvas-VRT

ERITREA: Il tempo di un sogno

1988
In un clima di guerra, clandestinità e paura, due bambini ci raccontano la loro storia, la loro visione del mondo e le loro speranze. Dieci anni dopo, torniamo in Eritrea. Usando materiale d’archivio e nuove immagini attraversiamo un paese distrutto da trent’anni di lotta, che ora si sta battendo per realizzare cio che é stato seminato in termini sociali, culturali e politici. Natsanet e Mohammed Ali ci spingono dentro il sogno dell’auto-determinazione di quello che oggi é il più giovane stato del continente africano.

1999 / 56 min.
Autore: Edoardo Fracchia
Regia: Stefano Tealdi
Produzione: Stefilm / Avalon
Coproduzione: Tele+ / DR TV / RTBF / FAB / DG VIII (E.U)

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