WONDERFUL LOSERS. A DIFFERENT WORLD

Per molti di noi quei ciclisti che non vincono e che non compaiono mai in televisione e sulle prime pagine dei giornali sono semplicemente dei perdenti. Sono i gregari, i “portatori d’acqua”, i Sancho Panza del ciclismo professionistico.
 Wonderful Losers racconta la loro volontà smisurata, la loro devozione e la capacità di sopportare la fatica e il dolore per continuare la gara ad ogni costo e dare il personale contributo alla vittoria finale del loro capitano. 
Se cadono si rialzano e fanno di tutto per continuare la corsa: alzare bandiera bianca non è ammesso.

In Wonderful Losers i nostri eroi non sono soli: il team dei medici, stipato in una piccola e claustrofobica automobile, accorre per prestare le prime cure, si lancia sull’asfalto a soccorrere chi è caduto o medica i feriti che, senza fermarsi, si agganciano ai finestrini dell’auto. 
Il lavoro dei medici ricorda quello di una guerra: sono sulla “linea di fuoco”, dove il ritiro non è un’opzione. 
I 21 giorni del Giro d’Italia sono il perfetto scenario per l’odissea dei gregari e dei loro angeli custodi, i medici di corsa.

 
Lituania / Italia / Svizzera / Belgio / Lettonia / Regno Unito / Irlanda / Spagna / 2017 / 71′

Regia: Arunas Matelis
Produzione: Studio Nominum (Lituania), Stefilm (Italia), DOK Mobile (Svizzera), Associate Directors (Belgio), VFS Films (Lettonia), Dearcan Media (N.Irlanda/UK), Planet Korda (Irlanda), SUICAfilms (Spagna)

 
 
NOTE DI REGIA

Per me, pedalare è molto più che uno sport o il soggetto di un film. E’ una parte molto importante della mia vita. Ho sognato di diventare un ciclista e mi sono allenato duramente sino a quando ho avuto un serio incidente quando ero ancora a scuola. Sono stato costretto ad abbandonare il ciclismo e mi sono indirizzato agli studi di Matematica Applicata. In seguito sono diventato regista ma non ho mai perso il mio amore per il ciclismo. In qualche modo questo film è il tentativo di realizzare un sogno che mi ha seguito per tutta la vita: superare le più grandi sofferenze scalando le montagne più dure del Giro. Correre in bicicletta non è semplicemente uno sport. I ciclisti sono proprio come una legione di gladiatori, uomini temprati dalla fatica che combattono contro gli avversari, le avversità, le intemperie (vento, le ripide salite, la pioggia o la neve) ma anche contro la fragilità e l’egoismo dell’essere umano. Questo sport appare quasi come una metafora della vita, dove il talento, l’impegno, il sacrificio, non sono messi al servizio del proprio successo ma di quello della propria squadra. L’essenza dello sforzo atletico non è finalizzata ad acquisire una leadership ma spesso ha lo scopo di sacrificarsi in favore di un proprio collega e della squadra. Per gareggiare in questo sport è necessario possedere una titanica forza di volontà non solo per raggiungerei migliori risultati atletici ma anche per mantenere immune la propria mente e il proprio stile di vita dall’individualismo, dall’orgoglio e dall’egoismo. Il ciclismo professionistico mi permette così di osservare i valori, le virtù, le passioni umane attraverso la lente d’ingrandimento che questa difficile attività sportiva mi mette a disposizione. La gara ciclistica può anche essere intesa come un’allegoria della nostra società, dove vi sono leader e gregari e ciascuno si assume il ruolo che gli compete in base alle proprie capacità e meriti.

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